Marker biochimici per la predizione di preeclampsia

La preeclampsia si verifica nel 2-5% delle gravidanze in ccidente, ma complica fino al 10% delle gravidanze nei paesi in via di sviluppo, dove le cure d’emergenza sono spesso inadeguate o carenti.
Pertanto, abbiamo bisogno di un test ampiamente applicabile e accessibile che possa consentire una diagnosi presintomatica al fine di identificare e monitorare i pazienti a rischio e fornire così la migliore assistenza prenatale per queste donne e il loro bambino. Tale test sarebbe anche utile per confermare una diagnosi clinica e soprattutto per iniziare il trattamento con aspirina.

Per essere efficace, un test di screening deve essere sufficientemente sensibile e specifico e deve fornire un adeguato valore predittivo positivo. Oggi sono stati descritti diversi indicatori promettenti, da soli o in combinazione, che potrebbero soddisfare questi criteri. Tuttavia, questi dati provenivano spesso da piccoli casi di studio con popolazioni selezionate.

Siccome oggi si ritiene che la pre-eclampsia sia la conseguenza di uno squilibrio nelle proteine ​​angiogeniche e anti-angiogeniche placentari, l’attenzione si è concentrata nel ricercare, fin dall’inizio della gravidanza, l’esistenza di alterazioni delle proteine che, più di altre, regolano i fenomeni angiogenetici placentari. Recenti studi si sono concentrati sullo studio delle gravidanze che presentano alle cliniche specializzate con segni di disturbi ipertensivi con l’obiettivo di identificare il sottogruppo che si svilupperà una grave preeclampsia richiedono un parto anticipato entro le 1-4 settimane successive. In tali gravidanze ad alto rischio, la misurazione del siero PlGF e PAPP-A è estremamente precisa nell’identificare il gruppo target.

Il fattore di crescita placentare (PIGF) è una glicoproteina dimerica glicosilata, che fa parte della sottofamiglia del fattore di crescita endoteliale vascolare. PlGF è sintetizzato in citotrofoblasto villare ed extravillare ed ha sia funzioni vasculogenetiche che angiogenetiche. Si ritiene che contribuisca a un cambiamento nell’angiogenesi da una ramificazione a un fenotipo non ramificato che controlla l’espansione della rete capillare. Le sue abilità angiogenetiche sono state ipotizzate per giocare un ruolo nella normale gravidanza, e cambiamenti nei livelli di PlGF o del suo recettore inibitorio sono stati implicati nello sviluppo di PE.

La preeclampsia è associata a una ridotta produzione placentare di PlGF ( FIG1) e diversi studi hanno riportato che durante la fase clinica della pre-eclampsia, la concentrazione plasmatica di siero materno è ridotta. Questi ridotti livelli di PIGF sierico precedono l’esordio clinico della malattia e sono evidenti da entrambi i secondi trimestri di gravidanza. Nei test biochimici, è necessario effettuare attente regolazioni nella concentrazione misurata metabolita siero-materno per correggere alcune caratteristiche materne e gravidanza, la concentrazione sierica metabolita viene quindi espressa in un multiplo della mediana prevista (MoM) del normale.

Fig. 1

Primo trimestre di concentrazioni sieriche materne di PAPP-A (Pregnancy-associated plasma protein A) e PlGF hanno dimostrato di essere modificate da età gestazionale, peso materno, razza, fumo di sigaretta, nulliparità e diabete mellito preesistente. La PAPP-A ha mostrato soprattutto valori aumentati nella sindrome di Down (FIG 2).
Inoltre, il siero PlGF è anche influenzato dall’età materna. Di conseguenza, le concentrazioni misurate di PAPP-A e PlGF devono essere adeguate a queste variabili prima di confrontare i risultati con gravidanze patologiche. I valori MoM di PAPP-A e PlGF sono significativamente ridotti a 11-13 settimane di gestazione nelle donne che successivamente sviluppano la pre-eclampsia.

Esiste una significativa correlazione lineare positiva tra i valori MoM di questi marcatori biochimici con età gestazionale alla consegna.

Questa osservazione ulteriore conferma che la pre-eclampsia è un’entità fisiopatologica con un ampio spettro di gravità.

FIG 2

I valori biochimici riscontrati possono essere valutati da soli come indice di rischio di pre-eclampsia o associati ad altri parametri clinici e biofisici (FIG 3)

FIG 3: Calcolo combinato rischio preeclampsia
Epoca di valutazione Da 11 a 14 settimane (biochimica)

Da 45 ad 84 mm di cRL per ecografia

Biomarkers PAPP-A e PLGF
Esame biofisico Pressione arteriosa media

Indice di pulsatilità delle arterie uterine

Quando il ginecologo curante esegue una valutazione combinata dei vari parametri, sottoponendo i dati rilevati ad una analisi computerizzata mediante software dedicato (Prenatal Screening Software B·R·A·H·M·S Fast Screen pre I plus) i risultati divengono più affidabili (FIG4).